Testamento-Martyriondi P. Christian de Chergé Se mi capitasse un giorno (e potrebbe essere anche oggi) di essere vittima
del terrorismo che sembra voler coinvolgere ora tutti gli stranieri che
vivono in Algeria, mi piacerebbe che la mia comunità, la mia chiesa,
la mia famiglia si ricordassero che la mia vita era donata a Dio e a quel
paese. Che essi accettassero che il Padrone unico di ogni vita non può
essere estraniato da questa dipartita brutale. Che pregassero per me:
come potrei essere trovato degno di questa offerta? Che sapessero associare
questa morte a tante ugualmente violente, lasciate nellindifferenza
dellanonimato. La mia vita non ha prezzo più alto di unaltra.
Non vale di meno né di più. In ogni caso, non ha linnocenza
dellinfanzia. Ho vissuto abbastanza per considerarmi complice del
male che sembra, ahimé, prevalere nel mondo, e anche di quello
che mi può colpire alla cieca. Mi piacerebbe, se venisse il momento,
di avere quello sprazzo di lucidità che mi permetterebbe di sollecitare
il perdono di Dio e quello dei miei fratelli in umanità, e nel
tempo stesso di perdonare con tutto il cuore chi mi avesse ferito. Non
posso auspicare una morte così. Mi sembra importante dichiararlo.
Infatti non vedo come potrei rallegrarmi del fatto che un popolo che amo
sia indistintamente accusato dei mio assassinio. Sarebbe un prezzo troppo
caro, per quella che forse chiameranno la grazia del martirio,
doverla a un algerino, chiunque egli sia, soprattutto se questi dice di
agire nella fedeltà a ciò che crede essere lislam.
So bene il disprezzo del quale si è arrivati a bollare gli algerini
globalmente presi. Conosco bene anche le caricature dellislam che
un certo islamismo incoraggia. Algeri, 1 ° dicembre 1993 - Tibhirine, 1 ° gennaio 1994. |